Abbiamo davvero bisogno della spesa in 10 minuti?
Circa 6 mesi fa ho conosciuto Eugenio Cibruscola, un annetto fa Gabriele Volpato. Con entrambi siamo finiti a parlare di quella che ci sembrava una bolla pazzesca: le startup di #delivery.
Sembravano uscire da tutti i pori, si leggeva ogni settimana di quacluno che chiudeva round con valutazioni altissime, con la promessa di selezionare articoli migliori o, più solitamente, ridurre il tempo di consegna.
Al di là delle criticità del modello di business legato alla presenza, ahimé, dei rider (che ricordo sono esseri umani), ci sembrava semplicemente pazzesco come tutti questi player potessero stare allo stesso tempo sul mercato e venissero valutati così tanto.
Dove poteva essere lo spazio per la crescita?
Tutto questo, a discapito magari di altri settori su cui gli investimenti latitavano.
Oggi, la narrativa è diversa.
Si parla di licenziamenti.
Di chiudere i rubinetti.
Di risparmiare sui costi e di trovare un modo per rendersi sostenibili quantomeno nel breve periodo.
Se parliamo di “bolla scoppiata”, come dicevo nel video di ieri (link sotto), forse è una bolla di modello — non una bolla tout court.
E non sono sicura sia così negativo che scoppi.
Per il resto, quoto il sempiterno Paul Graham sul motivo per cui avviare una startup in un momento economico non ottimale: “i mercati non fanno tagli sul personale”.
Ovvero: focalizzarsi sui reali bisogni dell’utente, e sul guadagnarsi la sua fiducia, e non su chi elargisce capitale for the sake of it.