La parola chiave è flessibilità — quella vera
Sorpresa — la #genZ vuole tornare in ufficio?
In un sondaggio riportato da Fast Company e promosso da Axios, quando è stato chiesto agli “Zedders” che cosa sarebbe mancato loro maggiormente se avessero continuato a lavorare da remoto nel corso della loro carriera, il 74% di loro ha risposto la “comunità dell’ufficio”.
Ovvero, la possibilità di lavorare fianco a fianco coi colleghi e creare connessioni sociali, quelle che forse poi li avrebbero portati a uno scatto di carriera — o più.
Peraltro, alcuni studi indicano che la mancanza di connessione sociale e di feedback è un problema reale che ha vere conseguenze sulla salute e che può avere effetti più gravi sull’essere umano di fumare un pacchetto di sigarette al girono.
In realtà dobbiamo però anche considerare l’altro lato della medaglia: in un sondaggio condotto da Accenture su 9,300 lavoratori, l’83% di loro ha risposto di preferire un modello ibrido a uno solo ufficio o solo remoto, e che possa bilanciare le necessità della vita quotidiana personale e quelle di costruire una comunità anche al lavoro.
Il punto è che offrire opzioni ibride non significa imporre dei giorni fissi di lavoro da remoto, per esempio. Significa continuare a lasciare anche la possibilità di andare sempre (o quasi) in ufficio o di stare sempre (o quasi) a casa.
La parola chiave è “scelta”.
E quindi, un modello ibrido dà la possibilità di leggere davvero il linguaggio del corpo e non solo quello emesso da uno schermo. Ma anche, ci dà la possibilità di essere più flessibili nella nostra vita fuori dal lavoro.
E l’unico modo per scoprire dove si posizionano le persone è… ascoltarle.